giovedì 17 marzo 2011

IL GIORNO PIU' SPECIALE !

Sofia, amore mio,
questa è la storia del tuo giorno speciale, del nostro giorno speciale, quando sei arrivata ad arricchire le nostre vite per sempre.

Il 2 febbraio 2011 era un freddo mercoledì, aveva appena nevicato e le strade erano coperte da una luccicante quanto paurosa lastra di ghiaccio. Avevo il controllo settimanale dal dottore e il babbo quella mattina non era andato a lavorare per accompagnarmi, visto quanto il tempo fosse brutto. In macchina parlavamo di te, di quanto poco mancava al tuo arrivo, ed eravamo emozionatissimi. Io ero anche un po’ preoccupata: ero alla fine della gravidanza, alla trentanovesima settimana, e l’ultima ecografia risaliva al mese prima! Non mi piaceva che non controllassero meglio come stavi, li dentro la mia pancia. Io e il babbo avevamo deciso di metterla giù dura col dottore, di fingere un po’ dicendogli che non stavo bene, così da indurlo a farmi controlli aggiuntivi. Così fu. E quel giorno, nello studio del dottor Sadural, Dio ha messo una mano sulle nostre teste, ci ha protetto ed aiutato. Perché quando, di fronte alle mie insistenze, alla fine ha acconsentito a fare una ecografia di controllo, le acque dove tu sguazzavi felice nella mia pancia si stavano riducendo ed a breve avresti sofferto! Ancora penso a quel momento, a cosa sarebbe successo se mi avesse mandato a casa così, senza un controllo più approfondito, dicendomi “ci vediamo la prossima settimana”. Tutto sarebbe stato un incubo.

Il dottor Sadural aveva ancora l’ecografo in mano e noi ti vedevamo la nella pancia, quando mi accorsi del suo sguardo strano e chiesi : “tutto ok?”. Lui semplicemente rispose: “mmm…questo cambia tutto. Dovete andare all’ospedale”. Io e il babbo ci guardammo sconvolti..non eravamo pronti!! Cioè, si eravamo pronti maaa… che stava succedendo?? Eri in pericolo?! Il babbo sbottò con un “Intende ORA??!”. Il dottore ci disse che dovevi nascere. Mi prese la paura…ero terrorizzata che qualcosa andasse male, che tu soffrissi, tutti i brutti pensieri del mondo mi arrivarono in testa. Il babbo era giustamente agitatissimo. Mentre tornavamo a casa per prendere la borsa dell’ospedale io telefonavo alla zia Lidia, ai nonni e alle mie amiche del cuore per dirgli che “era arrivato il momento!!”. Forse cervavo di sciogliere un po’ la tensione, di calmarmi sentendo la voce delle persone care.

Quel giorno fu semplicemente FANTASTICO! Io e il babbo eravamo preoccupati ma così emozionati…Ok, avevo un po’ di paura del cesareo, di tutti i fili e tubicini che mi stavano mettendo…a me, che avevo scelto un parto “il più naturale possibile!!” ma il pensiero che di li a poche ora ti avrei stretta tra le braccia mi consolava e mi dava la forza di sorridere. Babbo era sempre accanto a me, mi teneva la mano e mi dava i bacini. Mi parlava per distrarmi. Eravamo drogati di emozioni!


Ed ecco il momento!! Entro in sala parto camminando, il babbo dietro di me. Gli dicono di aspettare nel corridoio che mi avrebbero preparato e poi l’avrebbero fatto entrare. In sala operatoria vedo il dottor Surmeli, un bravo dottore, che mi aveva dato fiducia fin dal primo momento. C’erano tante infermiere, tutte li per noi amore, per aiutarti a vedere la luce. Sapevo di essere in buone mani ed il pensiero che mancavano pochi minuti dal vederti, dall’averti con me, mi faceva impazzire di gioia.
Finalmente arriva il babbo…meno male che c’è lui, perché mi sentivo sola li in mezzo a tutti quegli estranei. E’ teso, ma cerca di nasconderlo. Con una mano stringe la mia e nell’altra ha la macchina fotografica, pronto per immortalarti nel tuo primo respiro.

Ed ecco, ore 21,37, sento per la prima volta il tuo pianto!! E anch’io piango. Ti vedo, sei bellissima. Piccola. Perfetta.










Sei mia! Ti mettono vicino a me, ti bacio e vorrei già alzarmi e portarti a casa. Ma mi devono ricucire e ti devono visitare, allora il babbo ti segue in tutti i tuoi primi momenti e io rimango li, triste senza te.

Mi avevano detto che sarei stata un po’ stordita dall’operazione: macchè stordita! Sono lucidissima. Fate presto che voglio allattare la mia bambina!!
Quella notte non abbiamo dormito mai…verso mezzanotte, finalmente, ti portano in camera da me. Ti guardo, sei un miracolo. Ti stringo dolcemente, ti bacio, bacio il babbo, lui ci abbraccia…ora siamo una vera famiglia. Tutte le cure, i sacrifici fatti per averti sono un ricordo lontano; anzi, non sono neanche più un ricordo, sono dimenticati per sempre. Ora ci sei tu, la nostra bambina bisognosa di cure, attenzioni e tutto il nostro amore. E noi ne abbiamo un universo da darti, non ti mancherà mai.











La zia Lidia era in aereo..stava venendo da noi. La prima a vederti fu la zia Cindy, che arrivò la mattina dopo con un grandissimo palloncino ed una giraffa di peluche. E nel pomeriggio finalmente arrivò la zia Lidia, direttamente dall’aeroporto. Anche l’Italia era arrivata per te! Adesso mi sentivo più a casa. Il giorno dopo ti vennero a trovare i nonni Moises e Teresa e la zia Rocio, tata Vanessa e lo zio Moises chiamarono tante volte per sapere di te. Eri la star del momento!!

Tre notti all’ospedale sono state lunghissime. Facevo la spola tra il letto e la nursery, giorno e notte, perché non mi piaceva che fossi la da sola..una volta sono arrivata e stavi piangendo disperata e da li ho deciso di tenerti sempre in camera con me. Il babbo domiva accartocciato su una poltrona-letto. Finalmente il sabato mattina siamo tornati a casa. Ho cominciato a rompere a tutti alle 6 del mattino: voglio andare a casaaaa! Ti ho vestito per la prima volta e avevo paura di farti male. Avevo portato tanti diversi vestitini perché non sapevo la tua misura e alla fine dicisi per un completino lilla molto facile da infilare: non era facile vestirti!!
La zia Lidia ci aspettava a casa per farci le feste. Era in piedi nel corridoio, davanti all’ascensore, quando verso mezzogiorno arrivammo. Ti tolsi dal seggiolino per l’auto e ti presi in braccio. Non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso, mi avevi ipnotizzato. Ci sedemmo tutti sul divano e respirammo il tuo odore..odore di felicità!